Luci LED vs Flash p.1

Un confronto approfondito. Parte 1

Negli ultimi anni l’utilizzo delle luci LED nella fotografia di still life si è diffuso ampiamente, affiancando (e talvolta sostituendo) i tradizionali flash da studio. I LED moderni sono più potenti ed efficienti rispetto al passato, rendendo possibili risultati un tempo impensabili con luce continua. D’altra parte, i flash professionali – marchi come Profoto, Broncolor o Elinchrom – rimangono lo standard per molti fotografi grazie alla loro elevata potenza istantanea e affidabilità. In questo articolo confronteremo in dettaglio luci LED e flash nello still life, analizzando vantaggi e svantaggi di entrambe le tecnologie. Esamineremo esempi pratici in campi specifici e affronteremo aspetti chiave come resa cromatica, potenza, versatilità dei modificatori e facilità d’uso sul set. L’obiettivo è fornire un quadro completo che aiuti sia professionisti sia appassionati a scegliere consapevolmente lo strumento di illuminazione più adatto alle proprie esigenze.

 

Panoramica: Flash vs LED nello Still Life.

I flash da studio (strobo) emettono un lampo brevissimo e intenso di luce quando scattano. Questo impulso luminoso dura tipicamente pochi millisecondi o meno, fornendo un’enorme quantità di luce in un istante. I flash moderni hanno potenze espresse in Joule (ad esempio 500 J o 1000 J) e possono raggiungere durate del lampo estremamente brevi: ad esempio il monotorcia Profoto D2 può arrivare a 1/63.000 di secondo di durata flash, e generatori come il Broncolor Scoro spingono fino a 1/10.000 s (valore t0.1) . Ciò consente di congelare movimenti rapidissimi. I LED da studio, invece, emettono luce continua: un dispositivo LED (tipicamente con chip COB o array di LED) resta acceso costantemente durante lo scatto. La potenza dei LED si misura in Watt e luminanza (lumen/lux); ad esempio un faretto LED da 300 W come il Godox SL300II Bi eroga circa 99.000 lux a 1 metro con riflettore standard. I LED recenti di fascia alta (come Aputure, Nanlite e altri) hanno migliorato molto l’intensità luminosa e la qualità della luce, rendendo la luce continua un’opzione valida per molti tipi di still life.

In termini pratici, l’approccio cambia: con il flash si illumina la scena con lampi isolati, mentre con il LED si lavora in un ambiente illuminato costantemente. Storicamente i flash hanno dominato la fotografia di prodotto e still life, ma la versatilità video-foto dei LED e la facilità d’uso stanno convincendo molti fotografi a integrare o preferire le luci continue in studio.



Potenza e Congelamento del Movimento

Uno dei vantaggi più evidenti del flash è la elevatissima potenza di picco emessa in un istante, fondamentale per congelare il movimento. La breve durata del lampo del flash permette di fotografare soggetti in rapido movimento con nitidezza assoluta . Nella fotografia di Beverage con splashes, ad esempio, i flash da studio sono la scelta d’elezione: lampade come il Broncolor Scoro (generatore da 3200 J) o monotorce come il Profoto D2 possono raggiungere tempi flash talmente brevi da fermare istantaneamente lo spruzzo di un liquido o la caduta di una goccia. In confronto, i LED emettono luce continua e non offrono la stessa capacità di congelamento tramite la durata della luce – il tempo di esposizione è determinato dall’otturatore della fotocamera. Anche impostando tempi rapidi (1/1000 o 1/2000 s), spesso la luminosità di un LED non è sufficiente a illuminare adeguatamente la scena in un intervallo così breve, costringendo teoricamente ad aumentare ISO o aprire molto il diaframma. 

Un confronto quantitativo chiarisce la differenza di potenza: si rileva rilevato che a 1/250 s di esposizione un flash da 800 J risulta circa 512 volte più brillante di un LED da 12.000 lumen continuo. Per ottenere la stessa luce di un singolo colpo di flash a 1/120 s, un LED ha bisogno di un’esposizione di ben 4 secondi. È evidente come la potenza di picco dei flash permetta di usare impostazioni di scatto molto più flessibili (diaframmi chiusi per grande profondità di campo, ISO bassi per massima qualità) senza mosso. Nel congelamento del movimento il flash vince nettamente: fotografare liquidi in volo, oggetti che cadono o esplodono (es. schizzi di vernice) diventa possibile solo grazie ai lampi ultrarapidi.

 

Resa Cromatica e Qualità della Luce

Un altro aspetto cruciale è la resa cromatica della sorgente luminosa, ovvero la fedeltà con cui la luce permette di riprodurre i colori reali dell’oggetto fotografato. I flash tendono ad emettere uno spettro di luce molto ampio, simile alla luce diurna. In termini di CRI (Indice di Resa Cromatica), la luce diurna a mezzogiorno ha CRI 100 per definizione, e anche i flash da studio e le lampade HMI professionali registrano valori prossimi a 100. Ciò significa che un buon flash riproduce praticamente tutti i colori visibili in modo accurato. I LED bianchi, invece, convertono la luce da un emettitore (tipicamente blu) tramite fosfori: la qualità spettrale dipende quindi dal progetto e dai materiali. I migliori LED fotografici oggi vantano CRI molto alti (spesso CRI 95+); tuttavia, LED economici possono avere CRI più bassi (80–85) e conseguentemente mancare di riprodurre una percentuale significativa dei colori dello spettro. Ad esempio, usare un LED con CRI 80 implica perdere circa il 20% dei colori rispetto a una sorgente di riferimento – tradotto in pratica, certi pigmenti o sfumature dell’oggetto potrebbero risultare leggermente desaturati o alterati.

Nella fotografia di gioielli e orologi, dove la fedeltà cromatica delle gemme, dei metalli e dei quadranti è fondamentale, questo aspetto è cruciale. Fortunatamente, molti LED di marca (Aputure, Nanlite, Godox ecc.) dichiarano CRI e TLCI elevati e stabili, spesso sopra 95, adatti ad utilizzi professionali. Inoltre, alcune luci LED consentono di regolare la temperatura colore emessa: ad esempio modelli bi-colore o RGBWW possono passare da tonalità calde (circa 3000 K) a fredde (6500 K o più) all’occorrenza. Questo offre flessibilità creativa e la possibilità di bilanciarsi con differenti fonti luminose. Un flash tradizionale, al contrario, ha una temperatura colore fissa intorno ai ~5500 K (luce bianca diurna) e per variarla occorre apporre gelatine di correzione o colorate davanti alla lampada. Oltre al bilanciamento del bianco, i LED RGB addirittura offrono milioni di colori selezionabili: per un fotografo di still life che voglia effetti luce creativi (sfondi colorati, riflessi con tinte particolari su metalli, ecc.), una luce RGB può generare questi colori all’istante, mentre ottenere lo stesso con flash richiede una serie di gelatine di vari colori. 

Sul fronte qualità della luce (morbidezza, ombre, uniformità), non vi è una differenza intrinseca tra flash e LED: molto dipende dai modificatori usati e dalla dimensione relativa della fonte. Un flash nudo produce una luce puntiforme dura, così come un LED COB nudo. Entrambi però possono essere diffusi con softbox, ombrelli, bank o riflessi per ottenere luci morbide e avvolgenti.

Controllo in Tempo Reale e Facilità d’Uso

Un vantaggio chiave delle luci LED continue è la possibilità di vedere in tempo reale l’effetto della luce sulla scena. Poiché la luce è costantemente visibile, è possibile regolare l’illuminazione “a occhio”, spostando lampade, modificatori o pannelli riflettenti e immediatamente osservando come cambiano ombre e riflessi. Questo aspetto è preziosissimo soprattutto nello still life di gioielli e orologi, dove piccole variazioni nell’angolo di luce possono eliminare un riflesso indesiderato sul vetro di un orologio o far risaltare l’incisione su un anello. In pratica il LED offre un feedback immediato WYSIWYG (what you see is what you get), mentre con il flash occorre scattare foto di prova per valutare il risultato.

Usare i flash richiede dunque più esperienza e tempo per ottenere la luce voluta. Anche impostando la lampada pilota (modeling light) di un flash, questa di solito è meno potente e di colore diverso rispetto al lampo, fornendo solo un’idea approssimativa. Spesso con i flash si scattano molte immagini di test variando posizione e potenza finché non si raggiunge l’illuminazione desiderata. La curva di apprendimento del flash è più lunga, mentre un principiante con luce continua può intuitivamente capire come spostare un faretto e vedere subito il cambiamento. Tuttavia, una volta padroneggiati, i flash sono strumenti potenti e versatili; e oggi le moderne fotocamere mirrorless con visione in tempo reale e l’uso del TTL hanno reso l’uso del flash un po’ più accessibile rispetto al passato.

Un altro punto di praticità: le luci LED essendo continue non richiedono trigger di sincronizzazione con la fotocamera. Si accendono e basta – la fotocamera le vede come “luce ambientale”. Ciò elimina potenziali complicazioni di connessione, batterie per i trigger, impostazioni di sincronizzazione, ecc. e riduce il rischio di mancati lampi. Soprattutto in un set complesso, avere meno componenti elettroniche (niente trigger o niente cavi sincro) semplifica il workflow. Inoltre, i LED non hanno tempi di ricarica: un flash dopo uno scatto a piena potenza potrebbe dover “ricaricare” per 1-2 secondi prima di poter lampeggiare di nuovo, mentre con luci continue si può scattare in raffica senza preoccuparsi (utile ad esempio se si realizza una serie di foto per focus stacking o animazioni 360° di prodotto). D’altro canto, molti flash da studio oggi hanno tempi di riciclo molto rapidi (anche <0,1 s a potenze medio-basse) e batterie capienti, quindi nell’uso statico dello still life la cadenza di scatto raramente è un limite.

Dal punto di vista operativo sul set, le due tecnologie hanno differenze: i LED potenti tendono comunque a scaldare e necessitano spesso di ventole di raffreddamento (per fortuna silenziose nei modelli migliori). I flash emettono calore principalmente attraverso la lampada pilota se alogena (molti modelli recenti hanno pilota LED proprio per scaldare meno), e il lampo in sé dura così poco da non riscaldare sensibilmente l’ambiente. Inoltre, illuminare la scena continuamente con luci forti può affaticare la vista o disturbare altre persone sul set: alcuni soggetti potrebbero trovare meno invasivo vedere solo flash occasionali rispetto ad essere investiti da luci intense fisse.

In sintesi, i LED offrono maggiore semplicità e controllo immediato, ideali per chi vuole concentrarsi sulla composizione e i dettagli senza doversi preoccupare della tecnica del flash. I flash richiedono un po’ più di padronanza e preparazione, ma non appena si conoscono, il settaggio diventa fluido. Spesso si combinano i vantaggi di entrambi: ad esempio si usa la luce continua per previsualizzare e mettere a punto l’illuminazione, poi si passa al flash per lo scatto finale ad alta qualità. Oppure, in una scena, si usano flash come fonte principale e si aggiungono piccoli LED per schiarire ombre o creare effetti, beneficiando del fatto che il LED è “direttamente leggibile nell’esposimetro”della fotocamera (ovvero si può misurare come luce ambientale). Questa flessibilità ibrida sta diventando comune man mano che si cerca il meglio di entrambi i mondi.

Nella prossima parte vedremo nel dettaglio due tipi di applicazioni pratiche: nella fotografia di Beverage e nella fotografia di gioielli e passeremo poi alle conclusioni finali.

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Luci LED vs Flash p.2

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I confini dell’immagine e la solitudine del soggetto.